Quando i nonni si trovano a dover gestire i capricci dei nipoti, spesso emerge un conflitto interiore profondo: da una parte il desiderio di essere figure affettuose e permissive, dall’altra la consapevolezza che certi limiti vadano posti. Questa ambivalenza può generare frustrazione e senso di inadeguatezza, specialmente quando i bambini mostrano comportamenti oppositivi che sembrano difficili da arginare. La difficoltà non risiede nella mancanza d’amore o di esperienza, ma nel ruolo stesso del nonno nella società contemporanea, diverso da quello delle generazioni precedenti, in cui i nonni sono diventati una risorsa centrale per l’equilibrio familiare quotidiano più che figure primariamente educative sul piano formale.
Perché i nonni faticano più dei genitori con i limiti
La relazione nonni-nipoti si fonda spesso su un patto affettivo particolare, meno centrato sulle responsabilità educative quotidiane che gravano sui genitori. Gli studi sociologici sul ruolo dei nonni in Europa descrivono come essi siano soprattutto una colonna portante del supporto pratico ed emotivo alle famiglie, più che i principali responsabili delle regole giornaliere. Questo può creare un paradosso: i nonni desiderano essere il rifugio sicuro, il luogo dove le regole si ammorbidiscono, ma quando si trovano soli con i bambini per periodi prolungati, questa posizione può diventare difficile da sostenere.
In psicologia dello sviluppo è ben documentato come gli adulti possano evitare il conflitto per paura di danneggiare la relazione, fenomeno che rientra nei modelli di parenting indulgente o permissivo, descritti già da Diana Baumrind negli anni Sessanta e Settanta. I nonni possono sperimentare una forma di ansia legata al timore di compromettere il legame affettivo ponendo limiti, temendo che la fermezza possa allontanare emotivamente i nipoti.
A questo si aggiunge un fattore generazionale significativo. Molti nonni di oggi hanno cresciuto i propri figli in contesti educativi più autoritari, che oggi tendono a rifiutare consapevolmente a favore di stili più caldi e dialogici. Spesso però questo cambiamento non è accompagnato da una formazione specifica su strumenti educativi alternativi efficaci, lasciandoli sospesi tra un modello che non vogliono replicare e uno nuovo che non padroneggiano completamente.
Il capriccio come linguaggio da decodificare
Quello che comunemente chiamiamo capriccio può essere considerato, dal punto di vista psicologico, un segnale comunicativo complesso. Nella teoria dell’attaccamento di John Bowlby e negli studi sui comportamenti dei bambini in età prescolare e scolare, i comportamenti oppositivi sono letti anche come modo per testare i confini della relazione e la coerenza delle figure di riferimento, oltre che come espressione di emozioni intense ancora difficili da regolare autonomamente. I bambini cercano così quella sicurezza che solo un adulto capace di contenere le loro emozioni e di mantenere limiti stabili può trasmettere.
Quando un nipote urla perché vuole un altro biscotto o si rifiuta di spegnere il tablet, a livello relazionale questi comportamenti funzionano anche come una verifica della prevedibilità e della fermezza dell’adulto. Gli studi longitudinali sullo sviluppo del comportamento oppositivo e della regolazione emotiva mostrano che limiti chiari e coerenti, uniti a calore affettivo, sono associati a minori problemi comportamentali nel tempo.
La psicologa dello sviluppo Silvia Vegetti Finzi ha sottolineato in numerosi saggi che i bambini hanno bisogno di adulti capaci di tollerare e contenere la loro frustrazione senza reagire in modo distruttivo o collassare emotivamente. Un adulto che cede sistematicamente per evitare il conflitto rischia di trasmettere un senso di fragilità e inaffidabilità , innescando un circolo vizioso di comportamenti sempre più provocatori.
Strategie concrete per gestire l’opposizione senza perdere l’affetto
La regola delle tre certezze
Prima dell’arrivo dei nipoti, può essere utile stabilire mentalmente poche regole non negoziabili, ad esempio tre, riguardanti soprattutto sicurezza, salute e rispetto degli spazi comuni. Le ricerche sui programmi di parent training mostrano che un numero limitato di regole chiare, spiegate in modo semplice, riduce i conflitti e facilita la coerenza nell’applicazione. Selezionare poche priorità permette maggiore flessibilità sul resto, preservando l’atmosfera speciale del tempo con i nonni senza rinunciare a punti fermi essenziali.

Il potere della scelta limitata
Invece di imporre o proibire direttamente, offrire scelte limitate rappresenta una tecnica efficace: “Vuoi mettere il pigiama prima o dopo la storia?” oppure “Preferisci mela o yogurt per merenda?”. I lavori di Edward Deci e Richard Ryan nell’ambito della Self-Determination Theory mostrano che la percezione di avere un certo grado di controllo e di scelta supporta il bisogno psicologico di autonomia. Quando questo bisogno è soddisfatto, la motivazione e la collaborazione aumentano, mentre la resistenza tende a diminuire. Numerosi studi applicativi hanno dimostrato che offrire scelte strutturate, entro limiti chiari definiti dall’adulto, riduce i comportamenti oppositivi e favorisce la cooperazione.
La tecnica della ripetizione calma
Quando il capriccio esplode, può essere utile mantenere una frase breve e coerente, ripetuta con calma: “Capisco che sei arrabbiato, ma adesso è il momento di lavarsi i denti”. Niente spiegazioni aggiuntive infinite, niente contrattazioni in piena crisi. Nella letteratura sul comportamento infantile esistono metodi simili, basati sulla ripetizione calma e coerente della regola senza escalation emotiva.
Il neuropsichiatra infantile Daniel Siegel ha reso popolare il principio di “connection before correction”, connessione prima della correzione: prima si riconosce e si valida l’emozione del bambino, poi si ribadisce il limite. Questa sequenza è coerente con gli studi di neuroscienze affettive che mostrano come la regolazione emotiva dei bambini sia facilitata da adulti che mantengono la calma, rispecchiano l’emozione e offrono confini chiari.
Quando il comportamento oppositivo diventa problematico
Esistono situazioni in cui l’opposizione sistematica può essere un segnale di disagio più profondo. Le linee guida internazionali in psicopatologia dello sviluppo indicano che una combinazione di aggressività persistente, regressioni comportamentali improvvise e rifiuto generalizzato e intenso delle regole in modo nuovo rispetto al passato può essere associata a difficoltà emotive legate a cambiamenti familiari, scolastici o relazionali.
In questi casi, il ruolo del nonno non è quello di curare il problema, ma di osservare, mantenere un atteggiamento calmo e comunicare con i genitori quanto notato, offrendo un punto di vista esterno prezioso. Se necessario, i genitori possono a loro volta rivolgersi a uno specialista dell’età evolutiva per una valutazione.
L’alleanza con i genitori: confine o risorsa
La gestione dei limiti diventa più difficile quando esiste una forte discordanza educativa tra generazioni. Numerosi studi sulla co-genitorialità e sulle reti familiari allargate mostrano che la coerenza di base tra le figure adulte è un fattore protettivo per il benessere del bambino: non è necessario che tutti facciano esattamente le stesse cose, ma che i messaggi fondamentali non siano in aperta contraddizione.
Un dialogo preventivo con i genitori, privo di giudizio e aperto al confronto, permette di allineare le aspettative su alcuni punti chiave come sicurezza, uso di schermi, gestione del sonno e del cibo. I nonni possono mantenere il proprio stile affettivo e la specialità del loro tempo con i nipoti, pur rispettando la cornice educativa generale della famiglia, creando quella coerenza che i bambini percepiscono come sicurezza.
Lo psicoterapeuta familiare danese Jesper Juul ha affermato che i bambini non hanno bisogno di adulti perfetti ma di adulti autentici, capaci di riconoscere i propri errori, chiedere scusa, assumersi la responsabilità delle proprie reazioni. Questa prospettiva è coerente con la letteratura sulla riparazione nelle relazioni di attaccamento, secondo cui non è l’assenza di errore a costruire una relazione sicura, ma la capacità dell’adulto di riconoscerlo e ripararlo.
Accettare di poter sbagliare, chiedere scusa quando si perde la pazienza, riconoscere la propria fatica rappresenta quindi un modello educativo potente e supportato dalla ricerca sulla qualità delle relazioni. I nipoti non ricorderanno il nonno che non ha mai detto di no, ma quello che, pur ponendo limiti, ha saputo restare presente, prevedibile e affettuoso, offrendo loro nel tempo un senso di amore incondizionato unito a confini chiari.
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